Cosa intendono i Partiti di Lugano per "sviluppo"?

Cari lettori,

vi scrivo per segnalarvi la mia preoccupazione per la campagna di votazione sul PSE. Non mi piace il tentativo dei favorevoli di spostare la discussione sul sì o no allo sport sottacendo che anche votando no si promuove (e meglio!) lo sport, e nemmeno la strumentalizzazione dei “nostri giovani”, utilizzati come marionette negli spot pubblicitari – ed il pensiero non può non andare ad altri giovani ai quali il Municipio ha distrutto un centro sociale ben più sobrio e sostenibile di ciò che si vuole realizzare a Cornaredo… Poi il mio disagio è cresciuto quando mi sono accorta che la presentazione redatta dal Municipio nel libretto “ufficiale” sulle votazioni è gravemente tendenziosa, e si è accentuato ancora di più quando ho visto il goffo tentativo di sminuire l’accaduto: non proprio un’esemplare lezione di civica per i “nostri giovani”, di cui sopra.


Però in questo testo intendo affrontare un altro tema, che ritengo politicamente molto serio: quello del modello di sviluppo a cui un partito vuole tendere. Proprio perché ci si è accorti che sotto il termine di “sviluppo” passava di tutto, anche operazioni che danneggiavano gravemente i più poveri a vantaggio di scaltri approfittatori o che si basavano sullo sfruttamento insostenibile delle risorse, è stata coniata l’espressione “sviluppo sostenibile”, inserita come obiettivo nella nostra Costituzione nel 1999. Bisogna dire che purtroppo, a causa del continuo tentativo di utilizzare anche questo termine in modo improprio, cioè di far passare per sostenibile ciò che non lo è, anche quest’espressione è soggetta a critiche, ma secondo me è ancora utilizzabile, a patto che si abbia bene in chiaro cosa significhi: un miglioramento (non necessariamente una crescita) delle condizioni materiali della popolazione, con attenzione particolare alla distribuzione dei benefici (aspetto sociale) e naturalmente alla sostenibilità ambientale. Alla base dello sviluppo sostenibile – e non si può non sottolinearlo ora, dopo il mezzo fallimento della COP26 che preoccupa tante persone di buona volontà, fra cui anche tanti fra i famosi “nostri giovani” – ci sono l’uso parsimonioso delle risorse e la sobrietà.


Questa premessa per affermare qui con forza che il PSE su cui si vota contraddice palesemente il concetto di sviluppo sostenibile. Peggio: i sostenitori utilizzano i termini di “riqualifica”, “ricucitura”, “progresso” “sostenibilità” ecc. in modo errato, contribuendo a svuotare di senso tali concetti. Cercherò di motivare le mie affermazioni soffermandomi su tre semplici punti:

  1. Uso parsimonioso del suolo. Ce lo impone la Costituzione, ma è particolarmente importante a Lugano dove un Piano regolatore sovradimensionato concede di costruire veramente troppo; la legge imporrebbe di diminuire la superficie edificabile, ma ciò è difficile e costoso: non è proprio il caso di dedicare un terreno ora pubblico ad altra edificazione.
  2. Aspetto sociale/ambientale: il principale fattore di degrado a Cornaredo, per chi già vi abita, è il traffico. Ebbene, secondo l’esame di impatto ambientale il PSE ne determinerà addirittura un aumento. E non mi riferisco alla strada a quattro corsie progettata sì dal Cantone ma con il beneplacito del Municipio, e nemmeno al traffico indotto dal cantiere: si tratta proprio di quello aggiuntivo e permanente creato dal PSE.
  3. Alloggi a pigione moderata nel Messaggio non ne sono previsti: delle promesse e degli auspici non mi fiderei tanto, e non solo da quando il Municipio ha abbattuto il Macello. Ma il punto non è nemmeno questo: una politica sociale dell’alloggio va studiata con attenzione, ricercando i veri bisogni dei differenti quartieri e pianificando un’integrazione attenta di quanto si vuole fare con ciò che già esiste. Appiccicare posticciamente a un progetto di tutt’altra natura l’appellativo di “sociale” è un modo di procedere profondamente scorretto, un’operazione che strumentalizza per i propri fini i veri poveri, ai quali si tolgono anche i campi di allenamento del FC Rapid sotto casa.

Concludo qui, anche se avrei molto altro da scrivere. Una cosa voglio però ancora dirla: a prescindere dal risultato della votazione credo che un chiarimento su cosa i partiti di Lugano intendano per sviluppo si imponga. Ritengo che si tratti di un nodo centrale della politica, sul quale non può esserci ambiguità.

Chiara Lepori Abächerli - Vicepresidente ATA

Come mai l'ATA è contro il PSE? Scoprilo nel nostro volantino!

 

Il volantino è scaricabile qui.

A Cornaredo più speculazione che sport

In questi giorni gli scienziati, i governi, l’ONU, i leader religiosi e politici e la nostra gioventù (insomma: la parte migliore dell’umanità, quella che ci dà speranza) stanno lanciando appelli perché si cambi finalmente rotta e si imbocchi decisamente la strada verso un’economia sostenibile, unica maniera per scongiurare la catastrofe umana, ambientale e climatica a cui il mondo pare avviato.


Il problema, come è noto, sta nella difficoltà di passare dai proclami all’azione concreta sul territorio, perché – come diceva uno slogan ormai datato ma sempre valido – occorre pensare globalmente ma agire localmente.  E il locale concreto che vorrei proporre alla riflessione dei lettori è un progetto da 450 milioni di franchi di investimenti pubblici e privati chiamato “Polo sportivo e degli eventi” a Lugano-Cornaredo. Eh sì, perché accanto al nuovo stadio e a un palazzetto dello sport, che nessuno, ma proprio nessuno contesta, si intendono costruire due mastodontici edifici alti 45 metri e larghi di più, quattro enormi palazzine per uffici o abitazioni, nuovi autosili, un ulteriore edificio per trasferire la polizia comunale e un altro per usi commerciali non ben definiti. Per di più in un contesto di calo della popolazione, aumento degli appartamenti sfitti e forte debito pubblico. Ma non è tutto: per fare questa gigantesca speculazione a beneficio di investitori privati (su terreni assegnati loro dal Comune) occorre costruire un secondo centro sportivo al Maglio di Canobbio per le squadre giovanili e il FC Rapid.


C’è da sperare che gli sforzi di coloro che sostengono il referendum, fra cui le associazioni ambientaliste ATA, STAN e Cittadini per il territorio riescano – malgrado i loro modesti mezzi finanziari– a convincere la popolazione a votare contro il progetto, in modo che questo modo di gestire i beni pubblici cambi e che si applichi finalmente la nostra Costituzione, che impone di pianificare il territorio in modo “appropriato e parsimonioso” (art.75). A beneficio dei luganesi, certo, per un vero polo sportivo sostenibile ed inclusivo, ma anche come segnale che si deve e si può andare verso un’economia più umana, equa e responsabile.

 

Chiara Lepori, Viganello, vicepresidente ATA-SI

Le fantasie televisive di Borradori sul PSE…

Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo il testo con cui Matteo Poretti (sul sito dell’Mps) smaschera alcune “fantasie” (chiamiamole pure così) affermate pubblicamente dal sindaco di Lugano.

Il problema della disparità di accesso ai media e delle false informazioni proferite da persone che per il loro ruolo dovrebbero essere credibili ostacola particolarmente il nostro lavoro, non solo rispetto al PSE. Nel caso specifico, il maggior costo dello stadio (ed anche del palazzetto dello sport) luganese è dovuto essenzialmente al fatto che entrambi sono stati progettati interrati, ciò che ha di per sé un notevole impatto ambientale (basti pensare a “196'000 metri cubi, che corrispondono a circa 16'000 camion di 13 tonnellate l’uno necessari per portare via il materiale di scavo” – fonte: Adriano Cavadini intervistato da Ticinoday). La giustificazione secondo la quale così interrati i manufatti sarebbero “più belli” e meglio integrati nel paesaggio è pure poco credibile, se si pensa che quella di Cornaredo è una zona degradata dal traffico e che il Municipio di Lugano è stato ed è tuttora profondamente inadempiente nel ridurre la quota di automobili in circolazione rispetto agli spostamenti effettuati con altri mezzi.

Le constatazioni di Matteo Poretti

I difensori a oltranza del Polo Sportivo e degli Eventi dispongono di un’arma importante che praticamente nessuno ha messo in rilievo. Parliamo della possibilità di controllare il flusso d’informazioni fondamentali da fare arrivare al pubblico, impedendo, di conseguenza, a quest’ultimo di completare il proprio giudizio e nascondendo ulteriori e determinanti criticità relative al progetto in discussione.

Questo controllo antidemocratico dell’informazione permette in particolare ai rappresentanti dell’esecutivo luganese di produrre affermazioni palesemente inesatte, manipolatorie, capaci di distorcere profondamente il dibattito politico. Una sicumera alimentata dalla convinzione che l’opposizione non potrà smascherare questa linea di condotta perché privata dell’accesso alle informazioni fondamentali.

Appare incredibile, per esempio, che nessun media abbia richiesto al Municipio di Lugano di pubblicare l’Accordo generale di Partenariato Pubblico Privato, il quale contiene il dettaglio delle condizioni fondamentali che regolano i rapporti fra gli investitori privati – Credito Svizzero e HRS Real Estate AG – e il cliente, ossia la città di Lugano, in vista della progettazione, realizzazione e gestione del PSE. Allo stesso modo, nessuno ha chiesto la pubblicazione integrale delle relazioni tecniche relative alle domande di costruzione dei diversi contenuti (sportivi, amministrativi, abitativi) del progetto, come anche le perizie relative agli effetti sulla mobilità che questo provocherà. Senza parlare del rapporto relativo all’impatto ambientale, quello sulle sostanze nocive prodotte dalla costruzione del PSE e il loro smaltimento.

E ancora prima le Condizioni di concorso, Seconda fase – Fase di offerta. Per esempio, se questo documento fosse stato reso di libero accesso, l’opinione pubblica avrebbe potuto sapere che la procedura finale è stata viziata da una grave irregolarità, poiché la partecipazione del Credito Svizzero è arrivata fuori tempo massimo, ciò che avrebbe dovuto determinarne l’esclusione. Cadendo questo decisivo investitore privato, forse, il Municipio avrebbe dovuto azzerare le proprie aspirazioni megalomani, ricentrando il proprio intervento esclusivamente sui contenuti sportivi. L’esempio della gestione del processo di privatizzazione dell’aeroporto di Lugano dimostra, invece, come il rispetto delle regole, addirittura quelle autoimposte, non sia assolutamente una preoccupazione dell’esecutivo luganese.

La mancanza della pubblicazione integrale di tutta la documentazione relativa al PSE permette ai municipali luganesi, in primis al sindaco Borradori, di continuare a “dopare” il dibattito politico, sfornando affermazioni fallaci ma protetti dalla negazione di un diritto pubblico all’informazione senza limiti e condizionamenti.

L’ultimo caso lo si è avuto con la trasmissione Falò dello scorso 22 aprile. In questa occasione, il sindaco Borradori ha tentato di negare che il nuovo Stadio di Cornaredo sia ampiamente il più caro mai costruito in Svizzera, se considerati i costi per posto a sedere. Affermava candidamente che «se vogliamo comparare, paragonare, uno stadio con l’altro, dobbiamo evitare il solito sistema di paragonare pere con patate e quant’altro. Ognuno di questi stadi ha un sistema di finanziamento diverso. (…) Lo stadio di Thun, di Aarau costano meno. Bisogna guardare per posto a sedere, questo è il modo per confrontare. Allora lo stadio di Lugano, da questo profilo, il posto a sedere costa praticamente uguale allo Stadio di Thun, allo stadio di Losanna che tra l’altro non è stato costruito da HRS, per aver una base di confronto. Da questo profilo, anche se una percentuale bassissima dello 0,20%, però siamo meno cari. L’unico stadio in Svizzera che è un po’ meno caro del nostro, che non è ancora stato costruito, è quello dell’Hardturm a Zurigo che costerà un 4% in meno. Però tutti gli altri stadi sono paragonabili». Con una scioltezza sorprendente Borradori afferma che per fare dei paragoni è necessario prendere in considerazione il costo per posto a sedere. Evviva, sono diversi mesi che lo scriviamo. Supera sé stesso, però, quando afferma che allora il futuro stadio di Lugano costa praticamente uguale a quello di Thun e a quello di Losanna e solo un po’ di più del nuovo Hardturm. La reazione è quella di chiedersi se il sindaco abbia gravi problemi con la matematica. Abbiamo già pubblicato un’analisi dei costi per posto a sedere dei 15 principali stadi svizzeri, costruiti dopo l’anno 2000. Ebbene lo stadio di Thun è costato 56,6 milioni di franchi per 10’000 posti a sedere, quindi un costo unitario di 5’660 franchi. Il nuovissimo stadio di Losanna è costato 76,6 milioni di franchi per 12’544 posti a sedere, un costo unitario perciò di 6’383 franchi. Infine, il futuro Hardtrum di Zurigo, 105,2 milioni di franchi per 18’000 posti, ossia 5’844 franchi per posto a sedere. E lo Stadio di Lugano: 100 milioni per 10’000 posti a sedere, pari a 10’000 franchi cadauno.

Borradori però specifica immediatamente dopo il suo metodo matematico particolare. Peccato che lo faccia ricorrendo a una crassa menzogna. Sempre nella trasmissione in questione, infatti ci dice che «Non è che la matematica sia un’opinione ma proprio il fatto che come dicevo prima il sistema di finanziamento è diverso per ogni stadio, non possiamo paragonare patate e pere. Perché nel costo di Lugano sono inclusi dei costi che non sono compresi negli altri stadi, però sono comunque dei costi separati, per esempio i posteggi, per esempio determinate infrastrutture. Quindi noi abbiamo inserito tutto dentro qua e questo ci porta ad avere un costo unitario per posto a sedere di circa 6’000 franchi». Con una sola affermazione, Borradori abbatte di 40 milioni franchi il costo dello stadio, passando da un costo per posto a sedere di 10’000 a 6’000 franchi. Un vero mago. Peccato che la sua “matematica” poggi appunto su una palese menzogna. Per il municipale, il progetto luganese comprenderebbe tutti i costi mentre gli altri solo la struttura sportiva. In particolare, Borradori dice che nel costo dell’Arena sportiva sono compresi i posteggi e altre “determinate infrastrutture”. Ebbene questa affermazione non è vera. Possiamo dirlo perché siamo riusciti a ottenere le informazioni segretate del Municipio di Lugano. Per quanto riguarda i contenuti sportivi – Arena Sportiva e Palazzetto dello sport – è prevista semplicemente la costruzione di un piccolo autosilo all’interno del corpo dell’Arena sportiva: «il progetto prevede la realizzazione di un autosilo con capienza di 56 posti auto. La suddetta capienza permette di soddisfare, durante il normale funzionamento, il fabbisogno di posteggio dei nuovi contenuti sportivi previsti nell’ambito della Tappa 1 del Piano di Quartiere, quindi non solo dell’Arena Sportiva (AS) ma anche del Palazzetto dello Sport»[1]. Altre fonti ufficiali specificano che «tali posti auto non sono da considerarsi ad uso degli spettatori, bensì destinati a soddisfare il fabbisogno di posteggio degli addetti alle funzioni di tali strutture. In caso di eventi, generalmente attesi in ore serali o durante i giorni festivi, potranno essere utilizzati i posti P+R disponibili nell’area per soddisfare i picchi di fabbisogno di posteggio legati a tifoserie o visitatori vari»[2]. È evidente che l’esistenza di 56 parcheggi interni all’infrastruttura non possa assolutamente giustificare l’abbattimento del costo unitario per posto a sedere da 10’000 a 6’000 franchi, annunciato da Borradori durante la trasmissione Falò. Se prendessimo per vere le affermazioni del Sindaco, i 56 parcheggi avrebbero perciò un valore di 40 milioni di franchi…

Ma vi è di peggio. Nell’analisi dei documenti a nostra disposizione non vi è la più piccola traccia delle “determinate infrastrutture” incluse nello stadio luganese e che non lo sarebbero in quelle degli altri stadi, meno cari, presi a esempio. Semplicemente non esistono. Il futuro stadio di Lugano è uno stadio normalissimo, come gli altri costruiti in Svizzera, solamente e inutilmente il più caro: 10’000 franchi per posto a sedere. E questo perché il Municipio di Lugano ha dimostrato l’ennesima prova della sua inettitudine, giocando inutilmente e colpevolmente con le risorse pubbliche…

di Matteo Poretti, MPS


[1] PSE Domanda di costruzione Arena Sportiva AS,Relazione tecnica, 18.12.2020, p. 35.
[2] PSE Domanda di costruzione, Variante Piano di Quartiere_PQ1, Perizia di mobilità, p. 18.

L’ATA sostiene il referendum contro il Polo sportivo e degli eventi

Il PSE a Lugano-Cornaredo è un progetto estremamente caro, sovradimensionato e per niente ecologico.

Evidentemente, l’Associazione non si oppone alla costruzione di uno stadio omologabile per le partite di Super League e nemmeno di un palazzetto dello sport commisurato alle necessità della città. Si oppone però con forza a questo progetto, che contraddice palesemente il principio dello sviluppo sostenibile al quale l’ATA si ispira.

Contrariamente a quanto sostenuto dai fautori, non si tratta affatto di un progetto ecologico. Esso prevede infatti la costruzione di due torri e quattro palazzine abitative in un periodo in cui gli immobili sfitti aumentano e la popolazione diminuisce (e l’edilizia ha di per sé un pesante impatto ambientale); la mobilità è incentrata sul trasporto individuale motorizzato, in un settore già critico (siamo ancora in attesa delle misure fiancheggiatrici alla galleria Vedeggio - Cassarate!); si vogliono trasferire le e gli impiegate/i comunali e la polizia, svuotando ulteriormente il centro città. Il fatto poi che i campi da calcio per gli allenamenti delle squadre giovanili vengano trasferiti al Maglio (per fare spazio a Cornaredo – su un terreno tra l’altro riservato dal Piano regolatore ad attività sportive – a contenuti abitativi) si configura come un ulteriore controsenso ambientale: se dai popolosi quartieri circostanti le giovani e i giovani possono recarsi a Cornaredo a piedi, in bicicletta o con il trasporto pubblico, al Maglio dovranno essere accompagnati in automobile con tutte le conseguenze negative che ciò comporta – e con buona pace di tutti coloro che, fra i “nostri giovani”, non hanno a disposizione dei taxi-genitori.

In sostanza, il progetto contraddice uno dei principi fondamentali su cui il nostro Stato si basa, cioè l’articolo 75 della Costituzione federale, che impone un’utilizzazione parsimoniosa del suolo. Infine, ATA coglie l’occasione per ricordare di avere (congiuntamente a STAN) interposto un ricorso, tuttora pendente presso il Tribunale amministrativo, contro la strada di scorrimento a quattro corsie pianificata proprio attraverso il prezioso terreno comunale di Cornaredo. Per concludere, giova sottolineare che anche un uso parsimonioso delle risorse finanziarie (specie in un periodo incerto a causa della pandemia) rientra nel concetto di sviluppo sostenibile.

È possibile scaricare QUI l'argomentario a favore del referendum

È possibile scaricare QUI il formulario per la raccolta firme.

GRAZIE per l'attenzione e la collaborazione!

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